Una nuova prospettiva, ovvero la proposta di Antonello Buscema di voler passare da una Città dell'apparenza ad una Città dell'essere e da una Città dei favori ad una Città dei diritti, mi ha fatto uscire fuori dall'indifferenza ed apatia nei confronti della politica e mi ha spinto ad impegnarmi nel progetto che Antonello vuole portare avanti perché credo che sia ora di dimostrare che esista una politica diversa da quella che mira al potere per il potere, al facile consenso, a trasformare i liberi cittadini in docili e servili clienti.
Non sono il solo: la candidatura di Antonello ha prodotto questa sorta di scossa anche su parecchie altre persone risvegliando o creando le motivazioni di voler fare una politica che si occupi anche dei problemi seri che a Modica ci sono e che richiedono le dovute soluzioni.
Per contribuire alla costruzione del "programma partecipato" voluto da Antonello sono stato presente nei vari incontri di quartiere e di categorie professionali ed ho avuto modo di leggere i questionari distribuiti in detti incontri e che, compilati, sono stati restituiti da numerosi cittadini.
Ciò mi ha permesso di conoscere parecchie persone e di ascoltare o leggere il loro modo di relazionarsi con la Città attraverso l'indicazione dei vari problemi che vivono nel quartiere ove abitano o che sentono a causa della loro attività lavorativa.
Non voglio parlare dei problemi che sono emersi nei vari incontri di quartiere o con le categorie professionali: sarebbe voler utilizzare l'incarico ricevuto, quello di seguire gli incontri al fine di contribuire alla redazione del programma, per fini personali e ciò non è corretto nei confronti degli altri candidati della mia lista o di quelle collegate.
Le richieste di attenzione verso interessi diffusi o collettivi (quali sicurezza nei quartieri, viabilità, spazi verdi, problematiche dei giovani o relative al lavoro ed allo sviluppo economico, vivibilità della città da parte delle persone diversamente abili), perché questi sono in realtà i problemi che la collettività esprime, verrano recepite dal Programma e dopo la sua pubblicazione se ne discuterà insieme alle soluzioni proposte.
In questa sede voglio dire cosa intendo per una nuova prospettiva della politica.
Nell'ambito locale l'azione politica coincide con l'azione amministrativa.
E' bene ribadire che lo scopo, o meglio, la stessa ragione d'essere della pubblica amministrazione è quella di promuovere il pieno sviluppo della persona umana rimuovendo tutti gli ostacoli di ordine sociale od economico che di fatto limitano la partecipazione dei cittadini alla organizzazione economica, politica e sociale del paese (Costituzione art. 3 comma 2).
Non v'è dubbio che l'azione dell'amministrazione passa dal rapporto tra questa e la collettività amministrata.
Quello che ho percepito nei vari incontri e in generale parlando con le persone è che vi è un distacco tra l'amministrazione intesa come il "Potere" e la gente che a quest'ultimo si sente sottomessa.
La collettività sente l'amministrazione come un'entità a sé stante gestita da una classe politica che si muove secondo proprie logiche e propri interessi che possono sì riguardare la collettività ma questa è vista come strumento od occasione e non come fine ultimo di detti interessi.
E' una sensazione che si percepisce sia tra gli amministrati sia tra gli stessi amministratori e da cui discende un senso di sfiducia, di distacco dalle istituzioni, di illegalità diffusa e, mi si consenta il termine, soffusa che si può sintetizzare nel concetto che chi ha il potere di amministrare può fare e disfare e conto non deve dare.
Occorre invertire la tendenza: è necessario che la collettività riacquisti la fiducia nella pubblica amministrazione e la consapevolezza delle finalità proprie di ogni pubblica amministrazione che sono la promozione della persona umana nei vari ambiti in cui questa si sviluppa.
Ritengo che a livello di politica od amministrazione locale ciò si possa ottenere intervenendo nei due tipi di rapporti che il Comune ha con i cittadini ovvero l'erogazione dei servizi ed il recepimento degli interessi pubblici espressi dalla collettività nonché la promozione degli stessi.
Relativamente all'erogazione dei servizi, si deve passare, almeno in una prima fase, dal rapporto amministrazione-cittadino amministrato a quello amministrazione-cittadino cliente ovvero da un contesto in cui è l'amministrazione a stabilire cosa erogare al cittadino fissandone autonomamente i tempi ed i modi ad un'altra in cui i servizi vengono erogati tenendo conto delle esigenze dei cittadini e con criteri di efficienza e di miglioramento continuo degli standard di qualità pari a quelli che un imprenditore privato adotterebbe nei confronti della propria clientela.
Per questo è necessario l'istituzione dell' ufficio relazioni con il pubblico che è, secondo la definizione dell'allora Ministro per la Funzione Pubblica, l'antenna della Pubblica Amministrazione, ovvero l'organo che è chiamato a percepire le esigenze del cittadino cliente ed ad indicare agli uffici pubblici di riferimento gli standard qualitativi, in termini di efficienza chiarezza e trasparenza del servizio, che soddisfino le esigenze manifestate.
Volendo semplificare con un esempio, nel caso del servizio idrico (peraltro colgo l'occasione per affermare che la gestione dell'acqua è e deve rimanere in mano pubblica) l'ufficio relazioni con il pubblico chiederebbe all'ufficio servizi idrici di allegare alla bolletta dell'acqua, resa quanto più possibile chiara e comprensibile, gli orari ed i giorni di erogazione del servizio nei vari quartieri, i piani di riduzione dell'erogazione in caso di eventi eccezionali, i numeri da chiamare in caso di guasti e le relative tempistiche di intervento e riparazione.
Cose, come si vede, non complesse od utopistiche e che aiutano a far percepire che l'amministrazione è al servizio della collettività perché questa è la sua ragione d'essere.
Per quanto riguarda il secondo tipo di rapporto che l'ente locale ha con i cittadini, ovvero il recepimento dei vari interessi collettivi manifestati e la promozione degli stessi, ritengo che occorra passare, con gradualità ma con convinzione, alla cosiddetta amministrazione della sussidiarietà ovvero ad un modo di relazionarsi con i cittadini che vede l'amministrazione posta sul loro stesso livello, che ascolta gli interessi collettivi che questi le manifestano, che li coinvolge quanto più possibile nel processo decisionale rendendo chiare e trasparenti le ragione delle scelte operate che spettano pur sempre all'amministrazione. Amministrazione che deve, laddove possibile, favorire sulla base del principio di sussidiarietà le autonome iniziative del cittadini per lo svolgimento di attività di interesse generale conformemente a quanto previsto dal quarto comma dell'art.118 della Costituzione.
Non si tratta, come ha fatto l'attuale sindaco Torchi, di essere presente ad ogni evento o cerimonia che riguardi i cittadini, dall'inaugurazione di un'opera pubblica alla festa per il pensionamento di un impiegato. Certamente ciò ha i suoi lati positivi ma i compiti di un sindaco o di un amministratore vanno oltre la mera distribuzione di medaglie o statuette: sono quelli di recepire le varie istanze collettive, discuterle con gli amministrati, rapportarle all'interesse generale della collettività e decidere in tal senso spiegando chiaramente le ragioni della scelta effettuata anche quando questa non porti un immediato e facile consenso. Potranno anche essere scelte non condivise immediatamente da tutti i cittadini ma sicuramente tanto più rispettate quanto più il processo decisionale che è alla loro base è chiaro e trasparente.
Conferma di quanto detto l'ho avuta proprio negli incontri di quartiere e con le categorie professionali. Non vi sono stati comizi ma confronti di idee e soluzioni tra il candidato Buscema e le persone incontrate. Alcune proposte di Antonello erano condivise, altre meno o sono state presentate dagli intervenuti proposte alternative, ma ciò che rileva è che ponendosi su un piano di dialogo e di confronto si sentiva la partecipazione delle persone alla problematiche di gestione della res pubblica ovvero quel coinvolgimento che faceva sentire l'amministrazione della Città un qualcosa che riguarda tutti e non i pochi soliti potenti.
Alla luce di quanto ho detto, condivido quanto scritto dalla sig.ra Carmela Giannì sul numero di marzo 2007 della rivista "Dialogo": la scelta del candidato da votare deve tenere conto, più che dei rapporti di amicizia o di parentela, della competenza e della capacità delle persone e , aggiungo io, di come coloro che si candidano ad amministrare la città intendano impostare il rapporto Amministrazione-Cittadino.
La scelta è tra un racconto del futuro che sa tanto di previsione del passato ed una nuova prospettiva della politica.
Cordialmente
Ezio Castrusini
P.S. : In questi giorni avete visto il fenomeno del cd. manifesto selvaggio. Le esigenze di visibilità dei candidati di destra e, in minima parte, di quelli di sinistra, sono prevalse sul rispetto delle regole che vogliono i manifesti affissi sui luoghi a ciò dedicati e non sul primo muro, o altro, disponibile.
Quando questi simpatici candidati, ognuno col proprio motto da illuminato statista, saranno al Palazzo, riusciranno a far prevalere l'interesse pubblico oppure saranno ancora le proprie esigenze personali ad essere assecondate sopra ogni cosa?
Come ho letto sul "santino" di un candidato: "Ognuno costruisce la realtà che poi subisce."
(A. Salvini).
Per contribuire alla costruzione del "programma partecipato" voluto da Antonello sono stato presente nei vari incontri di quartiere e di categorie professionali ed ho avuto modo di leggere i questionari distribuiti in detti incontri e che, compilati, sono stati restituiti da numerosi cittadini.
Ciò mi ha permesso di conoscere parecchie persone e di ascoltare o leggere il loro modo di relazionarsi con la Città attraverso l'indicazione dei vari problemi che vivono nel quartiere ove abitano o che sentono a causa della loro attività lavorativa.
Non voglio parlare dei problemi che sono emersi nei vari incontri di quartiere o con le categorie professionali: sarebbe voler utilizzare l'incarico ricevuto, quello di seguire gli incontri al fine di contribuire alla redazione del programma, per fini personali e ciò non è corretto nei confronti degli altri candidati della mia lista o di quelle collegate.
Le richieste di attenzione verso interessi diffusi o collettivi (quali sicurezza nei quartieri, viabilità, spazi verdi, problematiche dei giovani o relative al lavoro ed allo sviluppo economico, vivibilità della città da parte delle persone diversamente abili), perché questi sono in realtà i problemi che la collettività esprime, verrano recepite dal Programma e dopo la sua pubblicazione se ne discuterà insieme alle soluzioni proposte.
In questa sede voglio dire cosa intendo per una nuova prospettiva della politica.
Nell'ambito locale l'azione politica coincide con l'azione amministrativa.
E' bene ribadire che lo scopo, o meglio, la stessa ragione d'essere della pubblica amministrazione è quella di promuovere il pieno sviluppo della persona umana rimuovendo tutti gli ostacoli di ordine sociale od economico che di fatto limitano la partecipazione dei cittadini alla organizzazione economica, politica e sociale del paese (Costituzione art. 3 comma 2).
Non v'è dubbio che l'azione dell'amministrazione passa dal rapporto tra questa e la collettività amministrata.
Quello che ho percepito nei vari incontri e in generale parlando con le persone è che vi è un distacco tra l'amministrazione intesa come il "Potere" e la gente che a quest'ultimo si sente sottomessa.
La collettività sente l'amministrazione come un'entità a sé stante gestita da una classe politica che si muove secondo proprie logiche e propri interessi che possono sì riguardare la collettività ma questa è vista come strumento od occasione e non come fine ultimo di detti interessi.
E' una sensazione che si percepisce sia tra gli amministrati sia tra gli stessi amministratori e da cui discende un senso di sfiducia, di distacco dalle istituzioni, di illegalità diffusa e, mi si consenta il termine, soffusa che si può sintetizzare nel concetto che chi ha il potere di amministrare può fare e disfare e conto non deve dare.
Occorre invertire la tendenza: è necessario che la collettività riacquisti la fiducia nella pubblica amministrazione e la consapevolezza delle finalità proprie di ogni pubblica amministrazione che sono la promozione della persona umana nei vari ambiti in cui questa si sviluppa.
Ritengo che a livello di politica od amministrazione locale ciò si possa ottenere intervenendo nei due tipi di rapporti che il Comune ha con i cittadini ovvero l'erogazione dei servizi ed il recepimento degli interessi pubblici espressi dalla collettività nonché la promozione degli stessi.
Relativamente all'erogazione dei servizi, si deve passare, almeno in una prima fase, dal rapporto amministrazione-cittadino amministrato a quello amministrazione-cittadino cliente ovvero da un contesto in cui è l'amministrazione a stabilire cosa erogare al cittadino fissandone autonomamente i tempi ed i modi ad un'altra in cui i servizi vengono erogati tenendo conto delle esigenze dei cittadini e con criteri di efficienza e di miglioramento continuo degli standard di qualità pari a quelli che un imprenditore privato adotterebbe nei confronti della propria clientela.
Per questo è necessario l'istituzione dell' ufficio relazioni con il pubblico che è, secondo la definizione dell'allora Ministro per la Funzione Pubblica, l'antenna della Pubblica Amministrazione, ovvero l'organo che è chiamato a percepire le esigenze del cittadino cliente ed ad indicare agli uffici pubblici di riferimento gli standard qualitativi, in termini di efficienza chiarezza e trasparenza del servizio, che soddisfino le esigenze manifestate.
Volendo semplificare con un esempio, nel caso del servizio idrico (peraltro colgo l'occasione per affermare che la gestione dell'acqua è e deve rimanere in mano pubblica) l'ufficio relazioni con il pubblico chiederebbe all'ufficio servizi idrici di allegare alla bolletta dell'acqua, resa quanto più possibile chiara e comprensibile, gli orari ed i giorni di erogazione del servizio nei vari quartieri, i piani di riduzione dell'erogazione in caso di eventi eccezionali, i numeri da chiamare in caso di guasti e le relative tempistiche di intervento e riparazione.
Cose, come si vede, non complesse od utopistiche e che aiutano a far percepire che l'amministrazione è al servizio della collettività perché questa è la sua ragione d'essere.
Per quanto riguarda il secondo tipo di rapporto che l'ente locale ha con i cittadini, ovvero il recepimento dei vari interessi collettivi manifestati e la promozione degli stessi, ritengo che occorra passare, con gradualità ma con convinzione, alla cosiddetta amministrazione della sussidiarietà ovvero ad un modo di relazionarsi con i cittadini che vede l'amministrazione posta sul loro stesso livello, che ascolta gli interessi collettivi che questi le manifestano, che li coinvolge quanto più possibile nel processo decisionale rendendo chiare e trasparenti le ragione delle scelte operate che spettano pur sempre all'amministrazione. Amministrazione che deve, laddove possibile, favorire sulla base del principio di sussidiarietà le autonome iniziative del cittadini per lo svolgimento di attività di interesse generale conformemente a quanto previsto dal quarto comma dell'art.118 della Costituzione.
Non si tratta, come ha fatto l'attuale sindaco Torchi, di essere presente ad ogni evento o cerimonia che riguardi i cittadini, dall'inaugurazione di un'opera pubblica alla festa per il pensionamento di un impiegato. Certamente ciò ha i suoi lati positivi ma i compiti di un sindaco o di un amministratore vanno oltre la mera distribuzione di medaglie o statuette: sono quelli di recepire le varie istanze collettive, discuterle con gli amministrati, rapportarle all'interesse generale della collettività e decidere in tal senso spiegando chiaramente le ragioni della scelta effettuata anche quando questa non porti un immediato e facile consenso. Potranno anche essere scelte non condivise immediatamente da tutti i cittadini ma sicuramente tanto più rispettate quanto più il processo decisionale che è alla loro base è chiaro e trasparente.
Conferma di quanto detto l'ho avuta proprio negli incontri di quartiere e con le categorie professionali. Non vi sono stati comizi ma confronti di idee e soluzioni tra il candidato Buscema e le persone incontrate. Alcune proposte di Antonello erano condivise, altre meno o sono state presentate dagli intervenuti proposte alternative, ma ciò che rileva è che ponendosi su un piano di dialogo e di confronto si sentiva la partecipazione delle persone alla problematiche di gestione della res pubblica ovvero quel coinvolgimento che faceva sentire l'amministrazione della Città un qualcosa che riguarda tutti e non i pochi soliti potenti.
Alla luce di quanto ho detto, condivido quanto scritto dalla sig.ra Carmela Giannì sul numero di marzo 2007 della rivista "Dialogo": la scelta del candidato da votare deve tenere conto, più che dei rapporti di amicizia o di parentela, della competenza e della capacità delle persone e , aggiungo io, di come coloro che si candidano ad amministrare la città intendano impostare il rapporto Amministrazione-Cittadino.
La scelta è tra un racconto del futuro che sa tanto di previsione del passato ed una nuova prospettiva della politica.
Cordialmente
Ezio Castrusini
P.S. : In questi giorni avete visto il fenomeno del cd. manifesto selvaggio. Le esigenze di visibilità dei candidati di destra e, in minima parte, di quelli di sinistra, sono prevalse sul rispetto delle regole che vogliono i manifesti affissi sui luoghi a ciò dedicati e non sul primo muro, o altro, disponibile.
Quando questi simpatici candidati, ognuno col proprio motto da illuminato statista, saranno al Palazzo, riusciranno a far prevalere l'interesse pubblico oppure saranno ancora le proprie esigenze personali ad essere assecondate sopra ogni cosa?
Come ho letto sul "santino" di un candidato: "Ognuno costruisce la realtà che poi subisce."
(A. Salvini).
Auguri...........
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